NON ESSERE

UNA TENTAZIONE


Dieci quadri per un io diviso da suggestioni de "Il dottor Faustus" di Christopher Marlowe

I - Uno studio in rosso

II - Scrivo, dunque sono?

III - Specchio

IV - Desiderabile

V - Invocazione

VI - Ritirata strategica

VII - Tentativo di ribellione

VIII - Prove di afasia

IX - Canto della resa incondizionata e del silenzio prolungato

X - Acromo, felice


TESTO


VIDEO


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Non essere, una tentazione lavora su temi del Doctor Faustus di Christopher Marlowe, interrogazione incalzante sulla natura dell’uomo e sulla esistenza di Dio. Un povero burattino-Faust sperso nell’universo incommensurabile sfida continuamente la ricerca di un senso del suo esistere, venendo sempre frustrato nei suoi sforzi, eppure continuando disperatamente ad agire, in attesa del prossimo scacco. Nel frattempo urla o borbotta, esperisce tutti i gradi verbali della protesta contro il suo stato, ma non ottiene altro risultato che l’ascolto della sua stessa voce.

Luca Scarlini



Lo spettacolo esplora in dieci quadri l'idea di Io diviso contenuta nel testo di Luca Scarlini da Marlowe. In scena, una marionetta a bacchette che ricorda come tecnica quelle di un certo teatro asiatico, è emblematica del personaggio di Faust. Essa è connessa al corpo della danzatrice che la manovra in modo che li si identifichi a volte come un cosa sola, così come in altre situazioni, attraverso l'uso della luce, la figura della marionetta possa invece esistere come un'entità isolata. In entrambi i casi, il movimento che ne scaturisce ha la densità e la qualità di una danza. La seconda presenza umana in scena è quella di un anonimo e inquietante assistente/manovratore, la sua funzione è al tempo stesso di moltiplicare il rapporto fisico e drammaturgico tra chi manovra e chi è manovrato, relazionandosi in questo caso alla figura della danzatrice, così come di riallestire e ridefinire lo spazio quadro per quadro, ciò avviene attraverso le diverse configurazioni che l'unico elemento scenico può assumere: una oggetto/pedana sonorizzato che, captando il movimento prodotto su di esso, lo trasforma in suono e musica in tempo reale. Un progetto sonoro che determina la drammaturgia e la natura del linguaggio scenico.

Luca Veggetti



Con la marionetta creata per "Non essere: una tentazione" ho voluto raccontare la tragica storia del Doctor Faustus attraverso la sua stessa struttura, visualizzando in una forma antropomorfa lo stato del suo mondo interiore. La sua anima si trova dentro un percorso di autodistruzione, un ciclo creato dal desiderio frenetico di ottenere qualcosa di assoluto, una ripetizione infinita di distruzione-ricostruzione. Nel suo corpo biancastro che ricorda una torre d'avorio, ho evidenziato il serpente della spina dorsale, è un tentativo di rappresentare il desiderio di autodistruzione presente in noi, una faccia dell'umanità che, distinguendoci dagli animali, è prova della natura del nostro essere. Ho poi rivestito la spina con forme di profili umani, essi simboleggiano la presenza dei personaggi che appaiono dentro la storia di Marlowe: fantasmi di amici e parenti del suo mondo interiore, un passaggio concettuale che mi ha permesso di ricreare la complessa struttura della colonna vertebrale. Nella parte della testa, la cui forma ricorda il movimento che hanno le palpebre, si trovano due piume, i loro movimenti sono ispirati da quelli dei neuroni e dalle scintille che ne denotano la natura. Volevo in qualche modo raffigurare i limiti del modo di pensare di Faustus, il sillogismo che spesso caratterizza il suo rapporto con il divino, il rifiuto di una volontà che sta al di fuori della percezione cerebrale.       

Moe Yoshida



Dieci monologhi interiori, dieci tappe di un percorso interiore che porta Faust a spogliarsi progressivamente di ogni volontà, ogni desiderio, ogni aspettativa. Un viaggio che lo porta dal colore al bianco. La voce di Faust ha un unico ascoltatore: Faust stesso. La sua eco riflette un'immagine interiore resa fragile dal desiderio. Ma è proprio nello spogliarsi da ogni desiderio che Faust trova infine quiete, un abbandonarsi allo scorrere monocromo del tempo, un flusso ininterrotto che spinge la vita "sulla linea annullata dell'orizzonte, dove niente tramonta più.

Paolo Aralla